L’INTERVISTA
Emanuele Cerasa (Cerasa Mechanics S.r.l.)
occhiello: FORMAZIONE
Scuola-imprese: sinergia o corto circuito?
La meccanica di precisione rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’ampio settore metalmeccanico italiano. L’Umbria offre in questo comparto eccellenze imprenditoriali che si distinguono a livello nazionale e oltre i confini nazionali non soltanto per il livello qualitativo dei propri prodotti ma anche per la versatilità dei processi e delle competenze che consentono loro di operare per settori diversi. E’ il caso della CERASA MECHANICS s.r.l. di Petrignano d’Assisi (PG), azienda operante nel settore dal 1980 che attualmente impiega 20 persone e che produce componentistica per segmenti di mercato molto esclusivi come quello dell’ oil&gas power, big science, difesa, ferroviario, nautico, biomedicale, ecc. Oggi circa il 60% del suo fatturato è generato dalla produzione di componentistica meccanica di precisione, per il settore Oil & Gas Power, destinata alla realizzazione di imponenti turbine a gas di derivazione aeronautica utilizzate in centrali per la produzione dell’energia elettrica. Un altissimo concentrato di tecnologia e processi basati su una rigorosa ed efficiente automazione sono i fattori chiave della crescita di questa azienda, a cui si aggiunge quello, altrettanto essenziale, delle competenze umane. Non semplicemente un asset strategico ma un elemento vitale per la CERASA MECHANICS, così come per numerose realtà imprenditoriali del settore metalmeccanico che da alcuni anni lamentano la difficoltà di trovare personale. “Mancano tornitori, fresatori, saldatori e in generale manodopera specializzata. Si tratta di figure che non sono solitamente reperibili sul mercato del lavoro ma che devono essere formate all’interno delle aziende. E anche quando si formano il turn over è molto alto. Ci siamo trovati di recente a rifiutare commesse di lavoro per la carenza di ore/uomo” afferma Emanuele Cerasa, Direttore Generale della CERASA MECHANICS.
Sig. Cerasa, qual è il nodo della questione?
“Sicuramente il ruolo della scuola e il suo legame ancora troppo debole con il mondo delle imprese. All’interno delle scuole tecniche oggi i programmi e i percorsi sono molto più orientati a formare figure che non trovano corrispondenza con il tessuto produttivo sul territorio, ma poco si fa per creare invece profili operativi che avrebbero numerose opportunità occupazionali e interessanti prospettive di crescita professionale”.
Colpa anche di vecchi stereotipi che ancora pesano sulle scelte dei giovanissimi?
“Nell’immaginario collettivo è ancora viva l’idea dell’operaio che svolge all’interno delle aziende metalmeccaniche mansioni ripetitive e poco gratificanti. E’ necessario sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie, soprattutto nelle fasi di orientamento post-diploma, illustrando meglio le reali attività e le chance occupazionali di un operatore CNC per far comprendere come i tecnici specializzati contribuiscano al successo di grandi realtà imprenditoriali del nostro territorio, aziende che si interfacciano con player d’eccellenza in ambito internazionale e che possono garantire stabilità e opportunità di crescita ai loro dipendenti”.
Cosa fa esattamente l’operatore addetto ad una macchina CNC?
“L’operatore di un macchinario a controllo numerico deve provvedere alla programmazione a bordo macchina del CNC (acronimo di Computer Numerical Control) che realizzerà il pezzo attraverso il movimento computerizzato degl’assi di lavoro della macchina, all’attrezzaggio e al presetting di tutti gl’utensili nella macchina utilizzati per ogni fase di lavoro, alla realizzazione del primo pezzo che verrà svincolato dall’ufficio qualità e successiva produzione del lotto ordinato dal cliente. E’ richiesto dunque un mix di competenze logiche e matematiche oltre chè digitali e manuali che la scuola, anche in collaborazione con le imprese, dovrebbe cercare di sviluppare”.
A proposito di collaborazione, la Cerasa Mechanics ha dato in passato il suo concreto contributo affinché la sinergia scuola/imprese potesse consentire di superare il gap fra domanda e offerta di lavoro?
“Sì, abbiamo fatto parte del Comitato Tecnico Scientifico dell’ITS Istituto Tecnico M. Polo di Assisi dove abbiamo lavorato per l’adeguamento dei programmi scolastici alle esigenze reali della vita d’impresa e inoltre abbiamo anche investito nell’attivazione dell’ITS Umbria Academy (percorsi di alta specializzazione post-diploma) con sede a Foligno alla Paciana promossa dal Ministero dell’Istruzione e dalla Regione Umbria. Però mancano ancora corsi specilistici adeguati alla formazione di profili tecnici mirati all’utilizzo e alla conduzione di macchine cnc e l’alternanza scuola-lavoro, di cui tanto si parla, risulta inefficace perché limitata a 2/3 settimane in azienda nel corso dell’intero anno scolastico”.
Cosa occorre, allora, secondo lei?
“Esiste un modello formativo che da decenni è applicato in Germania e nei Paesi del nord Europa: è quello del sistema duale che anche l’Italia ha recentemente adottato con un decreto legge emanato nel 2017. Il modello prevede un apprendimento basato sull’alternarsi di momenti formativi in aula nella scuola e momenti di formazione pratica in contesti lavorativi all’interno delle aziende e, tutto questo, per un intero triennio; mezza giornata a scuola e mezza giornata in azienda. Tale durata permette alle aziende che aderiscono al programma scolastico di dedicare più facilmente una o più figure tutoriali interne ai progetti formativi con l’obbiettivo dell’immediato inserimento nel mondo del lavoro dei ragazzi che poi si diplomeranno. Annualmente il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali trasferisce alle Regioni le risorse finanziarie per i percorsi di formazione professionale realizzati con il sistema duale. Ma stranamente…non se ne sente molto parlare. Credo che le imprese, soprattutto attraverso le associazioni di categoria che le rappresentano, debbano fare pressioni in ambito regionale e territoriale perché questa modalità di apprendimento trovi concreta applicazione nelle scuole e che si ridia importanza, attraverso le scuole tecniche, a quelli che sono i vecchi mestieri da sviluppare oggi con le nuove tecnologie”.